i nostri Articoli

L’irrequietezza dell’occidente

Demetrio Battaglia

Colgo lo spunto iniziale di questo mio scritto da un dialogo di C.G.Jung, tratto da Sogni, ricordi e riflessioni (BUR Biblioteca Univ. Rizzoli), con un capo degli indiani Taos Pueblos del Nuovo Messico. In quel breve e celeberrimo dialogo il capo indiano indicò allo psicoanalista l’indole dell’uomo bianco e tra le righe disse: “[…]quanto appaiono crudeli i bianchi. Le loro labbra sono sottili, i loro nasi affilati, le loro facce solcate e alterate da rughe. I loro occhi hanno uno sguardo fisso, come se stessero sempre cercando qualcosa. Che cosa cercano? I bianchi vogliono sempre qualche cosa, sono sempre scontenti e irrequieti. Noi non sappiamo cosa vogliono. Non li capiamo. Pensiamo che siano pazzi.[…]”
Crudeli, labbra sottili, nasi affilati… irrequieti.

L’illusorietà della separazione

Massimo Gusmano

Vorrei fare alcune considerazioni su una tematica con cui cerco di confrontarmi nella quotidianità: separazione, interconnessione, unione. Iniziando a rifletterci mi è venuta in mente, grazie ad una naturale dinamica associativa (strana coincidenza, parlando appunto di interconnessione) una storia tratta dal testo di J. Kornfield [1].
Kornfield ci racconta un episodio accaduto realmente e ci fornisce un bellissimo esempio di cosa accade quando superiamo i nostri confini, quando andiamo oltre una percezione limitata che ci fa vedere le cose, le persone ed i fenomeni come indipendenti, separati.
Quando si disperde l’illusione della separatezza vediamo al di là dei nostri ruoli e drammi, al livello dello spirito. Riconosciamo la danza universale della vita, dove i ruoli e i drammi e perfino gli stessi attori sono provvisori e onirici, fatti di nulla e di tutto”[2]

La Dama di Shalott

Massimo Gusmano

La Dama di Shalott è la protagonista del poema romantico omonimo del poeta inglese Lord Alfred Tennyson. In quest’opera (uscita in prima edizione nel 1833 e in seconda nel 1842), la Dama vive in una torre sull’isola di Shalott, in un fiume vicino Camelot, il leggendario regno di Re Artù.
A causa di una maledizione, però, non può guardare verso la città, altrimenti morirà all’istante: ecco che così deve “spiare” il mondo esterno attraverso uno specchio, tessendo quel che vede su una tela magica.
Un giorno, attraverso lo specchio, vede Lancillotto: si invaghisce di lui e, stanca della vita vissuta fino a quel momento, guarda fuori verso l’uomo di cui si è innamorata. Poi sale in barca e si lascia portare dalla corrente fino a Camelot, dove però arriverà morta.
Così la vede Lancillotto, che dice: «Ha un bel viso / Dio nella sua misericordia le conceda la pace».

Leggere da Ricercatore

Demetrio Battaglia

Ogniqualvolta mi avvicino a un saggio, su tematiche a me care, sorgono molte aspettative e si affacciano alla mente una serie di domande.
Questo testo risponderà ai miei quesiti?
Troverò infine un riscontro plausibile alle mie ricerche su questo o quel tema?

Da ricercatore, quale ritengo di essere senza troppe pretese, ho imparato nel tempo che non dipende sempre e completamente dal testo, ma molto è da imputarsi a me, al ricercatore stesso, alla sua capacità, preparazione e un po’, è necessario ammetterlo, al sorgere di provvidenziali intuizioni.
Perché provvidenziali?
Se avrete pazienza lo vedremo alla fine di questo articolo.

Perché Kenosis

Massimo Gusmano
Demetrio Battaglia

Kenosis nasce come progetto solo poco tempo fa, ad inizio 2020, ma già da qualche anno avevamo in mente l’idea di fondare un centro di ricerca spirituale che avesse, come intento, l’impegno di mantenere nella luce della consapevolezza ciò che i grandi maestri del passato, come le più importanti vie spirituali, ci hanno mostrato nel corso della storia.
Il nostro incontro è stato fin da subito proficuo: ci siamo confrontati sui tempi attuali, rendendoci conto, in maniera chiara ed a volte anche dolorosa, dell’impoverimento degli ideali e dei valori, dell’inaridirsi dei cuori, del progressivo distanziamento sociale e inasprimento delle relazioni a tutti i livelli; in una parola…Decadenza.
Tutto ciò ci ha fatto riflettere su cosa poter fare, su come essere d’aiuto.

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